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L'area di Calabricito, a partire dal XVIII secolo, fu messa a coltura e furono costruiti diversi edifici rurali fondamentali per l'organizzazione delle attività agricole che si svolgevano nei vasti appezzamenti di terreno ad essi annessi. Oltre a varie masserie, taverne e cappelle in quest’area sono presenti anche due edifici di particolare interesse architettonico: la Casina Spinelli ed il Mulino all’Acqua.
La Casina fu costruita sul finire del ‘700 sui resti di un teatro romano trasformato, in epoca medievale, in castello: i ruderi dei due edifici più antichi sono stati inglobati nella costruzione settecentesca.
Sono ancora visibili, nel cortile interno della Casina, alcune arcate dell’edificio romano, mentre, sul lato destro della facciata, si può ammirare un’imponente torre longobarda di forma troncoconica.
La Casina, concepita inizialmente come rifugio per la caccia, alla fine dell'800 divenne un vero e proprio Museo. Al suo interno furono esposti numerosi reperti archeologici (Collezione Spinelli) recuperati durante le campagne di scavo nella necropoli di Suessula eseguite dal barone Spinelli.
Durante la II Guerra Mondiale la Casina Spinelli fu occupata prima da un comando tedesco e poi da truppe anglo-americane che arrecarono non pochi danni alla Collezione. Nel 1949 la marchesa Elena Spinelli donò i preziosi reperti al Museo Archeologico di Napoli dove attualmente sono in parte esposti nella sezione protostorica.
Il Mulino all’Acqua, attestato già nel XII secolo, venne notevolmente ampliato nel XVI secolo. Cuore del mulino è un grande ambiente provvisto di tre macine ognuna delle quali costituita da due palmenti, uno fisso ed un altro ruotante, tra i quali venivano fatti passare i cereali da macinare; gli altri locali, ad esso annessi, erano utilizzati per la conservazione della farina.


Casina Spinelli, incisione del 1880

 

 

 

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